L’élégance de vos absences.

Memoria – Processo legato alla genesi di una modificazione (traccia mnestica) di un substrato, organico o non, attraverso il quale un determinato effetto persiste e diviene suscettibile di rimanifestarsi nel corso di ulteriori occasioni. In particolare, la funzione psichica, che nell’uomo raggiunge il completo sviluppo, di riprodurre nella mente stati di coscienza passati (immagini, sensazioni, nozioni), di poterli riconoscere come tali e di localizzarli nello spazio e nel tempo.

Definizione del lemma memoria da il vocabolario della lingua italiana – treccani

Scavare nella memoria fino a toccare con la pala la pietra della verità, sepolta sotto le macerie del tempo, sotto la polvere densa e pesante delle narrazioni della storia. Un lavoro che non conosce tempo e spazio, che si districa fra le pieghe contratte dei ricordi e degli affetti. Il tentativo del fotografo, dello scrittore, dello storico: comprendere.
Partire da un’assenza che fa riflettere sulla nostra presenza, scavare all’indietro nell’archivio, collimare, decifrare, collazionare, catalogare.

Legno e oscurità, le movenze striscianti di qualcuno che si nasconde nella notte, nella pioggia, nella neve, che persegue il suo obiettivo masticando solitudine e sofferenza. La ricerca ci tramuta nel ricercato, la pelle e il corpo si modificano, il giorno perde la sua luce originaria.
Il viaggio atterrisce. Gli interrogativi posti sulla scena della coscienza deformano lo spazio circostante, si plasma la sostanza onirica dell’immaginazione, un abile attrezzista cambia rapidamente il fondo della scena, il giorno muore, la notte fa il suo ingresso trionfale per un monologo infinito che ha come scopo solo annichilire.

I colori si spengono e si schiacciano dentro una forbice che va dal grigio al grigio. Grigio di ferro e piombo, di polvere, di filo spinato, di lacrime grigie sulla grigia pelle, di magrezza e buio, di separazione, di costrizione e annientamento, di fughe spezzate dalla morte silenziosa, la zona grigia dell’autodistruzione, della colpa, della testimonianza e della fine di ogni consacrazione della ragione: la grigia bestia appare.

Considerazioni sulla natura: sembra che si tratti di uno spettatore inetto. Qualche albero rinsecchito protesta oscillando oltre grossi finestroni tremolanti, il lavorio insensato di scavi e costruzioni deformano questi ettari destinati ad accogliere l’inferno; prima qui crescevano le betulle.
Binari che sibilano e che non smettono di trascinare carne da macello già putrida.
Non c’è tempo neanche per gli incubi.

La dimensione deformata di questa forma di negazione della natura umana allontana la memoria dal tempo, schiaccia la durata di un giorno nella contrazione brutale dell’incredulità. Bisogna fare attenzione alle forme condizionali di espressione, ogni forma di giudizio perde terreno, ogni battaglia personale è vinta quantunque se ne determini la sconfitta. Tacere è l’unico modo per celebrare.

Una moltitudine che non si comprende sommando le parti, serve una lente differente, una perspicacia che si raccoglie nel fondo delle considerazioni, in una visione laterale. Le relazioni mutate, i rapporti di potere raffazzonati e meschini collaudano una nuova società di fantasmi, la penna traccia rapida note su un foglio che si stropiccia nelle mani nel tentativo di essere nascosto, questa forma di crudele e insperata resistenza: io ci sono, non dimenticatemi.

Nel buio e nelle lamiere, il tanfo di orina e di malanni, si invidia la bestia per la sua capacità di adattamento. L’inerzia ferisce più del fuoco e si contano le ferite nella coscienza quando si fa di tutto per sopravvivere. È bastato così poco perché si schiacciasse la statura morale delle persone. Combattenti, oppositori, uomini. Ecco la grandezza della testimonianza, la ragione delle tracce lasciate per i posteri. L’ideologia è un fragile castello di carte.

L’eleganza della vostra assenza. Il racconto si dispiega sempre verso qualcuno che è assente, verso cui siamo necessariamente grati e tesi, quasi proni in preghiera purchè ascolti, purché guardi.


Gilles Mercier è un fotografo autodidatta francese. Lavora da documentarista attraverso il medium fotografico, collaborando con artisti e collettivi tra i quali LUMEN. La sua ricerca documentaristica si struttura sull’identità e sulla memoria: il lavoro «L’élégance de vos absences» , di cui qui trovate alcuni stralci, è inserito proprio nel solco di questa ricerca.

Riccardo S. D'Ercole
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