
Apnea
Come sono tornato qua sotto?
Simile alla noia di un pazzo
mi assale senza valida motivazione,
non chiede permesso
questa bestia informe.
Mi tiene strette palle, e gola.
Tutto quello che conoscevo, non lo conosco più.
Tutto quello che mi circonda mi volta le spalle.
Il mio urlo è un colpo di tosse
dall’altra parte del mondo.
Non vi vedo, non mi vedete.
Chiuso dentro una stanza vuota, ho ingoiato la chiave.
Vertigini,
fredde calde sul mio petto di bambino,
Le mani si muovono senza una logica
come code staccate di lucertole al sole.
Cerco l’aria
ed è come provare a ricordare, fallendo.
Ricordare il volto di una madre, di un amico,
senza riuscire.
Ho biosgno di questo tenue strumento, la pace.
Cos’è la pace, la serenità, se non un’attesa illusoria.
Acqua dentro gli occhi, nei polmoni.
Metto a fuoco solo la parte in ombra di una tempesta imminenete.
Cadere.
Cadere nel vuoto.
Il corpo cerca di restare aggrappato a questa vita,
si dimena in volo
cade da un grattacielo di persone,
cade sfinito.
L’unica cosa che sente
è il contatto con un corpo di acciaio
sulla pelle
una goccia ghiacciata sulla schiena.

Alexander Gabriel Albanese, classe 1997. Nato e cresciuto a Milano.
Dopo aver lasciato gli studi di Lettere si avvicina alla fotografia, finalmente il mezzo giusto attraverso il quale riesce ad esprimersi e che gli permette di entrare in contatto con il mondo.
Fotografare per lui significa combinare la luce con ciò che memoria, influenze, romanzi, amori vissuti hanno lasciato nella sua scatola cranica. Fotografare non è vedere solamente ciò che ha davanti, ma vedere, al contempo, ciò che ha davanti e ciò che ha dentro di sé. Proprio partendo da questa riflessione cerca di dare una personale visione alle sue fotografie. La sua ricerca si muove soprattutto tra progetti che indagano l’essere umano e ritrattistica.
La conclusione del processo artistico avviene nella sua camera oscura a Milano. È li che si sente davvero libero di esprimersi e di lasciarsi trasportare da ciò che l’emulsione rivela. In un mondo che va veloce, troppo veloce, la fotografia analogica gli ha permesso di fermarsi, riflettere e concentrarsi sull’essenziale.